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Lectio Magistralis di Italo Tomassoni per il 20ennale della scomparsa del maestro Gino De Dominicis

Palermo, Polo museale di arte moderna e contemporanea della Regione Sicilia – Palazzo Belmonte Riso | 29 novembre 2018

– Dalla Lectio Magistralis del Prof. Italo Tomassoni in occasione del Ventennale dalla morte di Gino De Dominicis –

«Chi era Gino De Dominicis? Certamente un’isola nel mondo dell’arte italiana e internazionale di quel momento. Se voi fate mente locale al panorama artistico locale e internazionale dell’arte contemporanea, abbiamo da un lato l’arte povera, che era la strumentalizzazione dell’arte per fini ideologici e la trasformazione di artisti in guerriglieri per trasformare la società, una situazione che si fondava su energie primarie della natura, un materialismo assoluto. Dall’altro c’era l’arte minimal: soprattutto gli artisti americani contrari alla rappresentazione e quindi aniconici, che volevano ricostruire il linguaggio e le forme. E poi c’era l’arte concettuale, che pensava all’arte come idea, non più possibile concretizzarsi in oggetti, che dovevano essere tra l’altro sottratti alla legge del mercato dell’arte. In un panorama caratterizzato da queste indicazioni, Gino De Dominicis spiazza tutti e cala l’asso dell’invisibilità: egli spiazza tutti coloro che voglio trasformare l’arte in filosofia, in ideologia, o in una sorta di valutazione primaria del linguaggio. Non si sa se è metafisica, o simbolismo, ma Gino De Dominicis non è mai stato un metafisico. Lui pensa che anche le grandi occasioni della nostra esistenza sono cose che hanno una terribile materialità: non c’è bisogno di trasformarle in categorie trascendenti. Sono realtà fisiche a cui tutti noi dobbiamo sottostare. Questa è la sua visione, quella dell’uomo che prende le distanze dalla cultura del tempo».