baBBilonia

I’m on fire! Mario Schifano e il gesto del fuoco. Opere dalla Collezione Ovidio Jacorossi

di Luca Ferracane

C’mon baby light my fire. Se queste opere potessero cantare, forse intonerebbero, ironicamente, il celebre motivo dei Doors. Perché la componente aleatoria che regola e che allo stesso tempo manda in tilt le nostre vite si abbatte anche sugli oggetti inanimati che non possiedono il privilegio del libero arbitrio. Così accadde che per un caso fortuito una falegnameria romana del quartiere San Lorenzo andasse a fuoco e che le fiamme – che nulla di meglio potevano sperare che essere alimentate giusto dal legno di una falegnameria – propagassero il proprio calore al locale adiacente, un magazzino, di proprietà del mecenate Ovidio Jacorossi, nel quale erano custodite, naturalmente, opere di grande valore artistico. Lentamente, mentre si attendeva che arrivassero i soccorsi per scongiurare altri eventuali danni a cose e persone, il gran calore avvolgeva nella sua morsa le idee trasposte su tela di Giulio Aristide Sartorio, Gino De Dominicis, Enzo Cucchi, Mario Schifano. Proprio di quest’ultimo furono sacrificate tra le fiamme la maggior parte delle opere che Ovidio Jacorossi aveva commissionato, qualche anno prima, per la riapertura del Palazzo delle Esposizioni della capitale. Deformati, feriti, corrosi e incandescenti, molti di quei lavori parevano irrimediabilmente perduti. Un disastro. Eppure, il fuoco, l’axis mundi che tende al cielo, arse anche la coscienza di Schifano stesso che, giunto sul posto per constatare lo stato della propria arte, di fronte a un Jacorossi visibilmente a lutto, rimase folgorato dal gesto del Fato, come se egli avesse operato a due mani, l’una umana, l’altra quasi sovrannaturale, pretendendo che il proprio lavoro, sublimato dal gesto del fuoco e apparentemente ferito agli occhi dei profani, non fosse toccato da restauro alcuno, poiché aveva acquistato una squisita compiutezza in virtù dell’ardente Fortuna. E come contraddirlo? Le cicatrici lasciate dalle fiamme costituiscono incredibilmente un valore aggiunto all’estro degli artisti delle opere accidentalmente coinvolte.

La Fondazione Sant’Elia di Palermo offre al pubblico una retrospettiva quanto mai ricca di suggestione, non fosse solo per la curiosa vicenda riguardante le grandi tele, ma anche per l’opportunità di immergersi in quelli che sono fra gli ultimi lavori di Schifano, artista sperimentatore che non ha certo bisogno di presentazioni. L’esposizione, promossa dalla Collezione Ovidio Jacorossi, in collaborazione con l’Archivio Mario Schifano, è realizzata da InArs S.r.l e organizzata dall’Associazione Babbilonia. I sontuosi saloni del palazzo panormita ospiteranno proprio quelle “reliquie”, una trentina di opere dell’artista romano, definite così da Achille Bonito Oliva in occasione della mostra che curò nel 2008 presso l’Auditorium-Parco della Musica di Roma. Proprio in quell’occasione si è discusso sulla conservazione delle opere d’arte contemporanea, sovente realizzate con materiali deperibili, ma soprattutto sulla loro manutenzione. Un avvenimento come l’incendio delle opere della collezione Jacorossi, fermo restando il carattere straordinario, dirompente e distruttivo insito in sé, ha senza dubbio posto il quesito, oggi riaffrontato, sotto un’altra veste, nella mostra a cura di Marco Meneguzzo.

Forse non ha senso voler a tutti i costi preservare dalle ingiurie del tempo, o dagli avvenimenti del caso e della storia, i prodotti dell’arte e dell’ingegno umani. Effimera è la nostra natura e passeggera la nostra impronta sulla Terra. Le vestigia del nostro passato spesso ci sopravvivono e continueranno a farlo, ma anche queste avranno un canto del cigno. Opporsi al Tempo, al suo incedere, è un’utopia che ancora oggi l’uomo tenta di sciogliere nel suo mistero; eppure, è proprio grazie alla corruttibilità, alla finitudine, che la bellezza può avere un senso, nella necessaria tragedia della fine. Senza di essa, sono convinto, non vi sarebbe la malinconia, ninfa gentile che ricopre di grazia il mondo. Senza un epilogo, nessuno di noi riuscirebbe davvero a emozionarsi, provare qualcosa, fosse solo per contrasto. Il limite è imposizione naturale e strumento necessario, come ben sapeva anche una personalità del calibro di Schifano, che barriere pareva non averne, perché in fondo l’artista, pur consapevole del proprio limite, vive facendo finta che esso non esista, bruciando, in divenire, sino alla fine.

Mario Schifano | I’m on fire! 

opere dalla Collezione Jacorossi restituite dal fuoco
a cura di Marco Meneguzzo
Fondazione Sant’Elia, via Maqueda 81, Palermo

dal 20 dicembre 2021 al 28 febbraio 2022
da martedì a domenica 9:00 – 20:00 (ultimo ingresso alle 19:00)
info e biglietti www.fondazionesantelia.it/
inaugurazione 19 dicembre 2021 h. 17:30

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.